A Bolzano, tra le due guerre, venne edificato il quartiere delle Semirurali, il cui nome originale era “Rione Dux”, fulcro dell’italianizzazione e industrializzazione dell’Alto Adige durante il fascismo.
Dagli anni ’80 il quartiere delle semirurali venne abbattuto per fare posto ad abitazioni a maggior densità abitativa.
L’intero quartiere ha quindi subito una rapida trasformazione: in tale contesto il condominio ecologico costruito a Bolzano nel 1996, dall’Istituto per l’Edilizia Sociale, nello stesso sito, ora chiamato quartiere Don Bosco, è uno dei primi interventi realizzati in Italia secondo i criteri della bioarchitettura.
L’obbiettivo dell’intervento era di riportare, in un luogo fortemente anonimo e destrutturato, un elemento che presentasse riferimenti con l’architettura storica della città e che si differenziasse dagli edifici tradizionali per la forte riduzione delle fonti d’inquinamento.
L’edificio, progettato da Ugo Sasso, risulta compatto, formato da due blocchi ortogonali con altezze differenti, con 12 appartamenti, negozi, cantine e magazzini.
La caratteristica più rilevante dell’edificio riguarda le innovazioni bioecologiche apportate tra cui materiali a basso consumo energetico, naturali e riciclabili, eco-gestione delle risorse energetiche, recupero dell’acqua piovana, qualità dell’aria e comfort idrometrico degli ambienti interni, prevenzione dell’inquinamento elettromagnetico.
Il sistema costruttivo è a muratura portante in blocchi di laterizio con i solai in legno come il tetto a capriate.
Questo condominio di edilizia sociale mantiene oggi le sue qualità tecniche che assicurano salubrità e confortevolezza agli ambienti interni ed è ancora un punto di riferimento della via del quartiere Don Bosco, un esempio che lo rende esempio di sostenibilità ambientale e sociale.